Intervento di Milano Citta’ Aperta al presidio “Io non respingo”

Pubblichiamo qui l’intervento tenuto da Veronica a nome di Milano Città Aperta al presidio di mercoledì 10 giugno 2009, sotto il consolato libico, in occasione della visita di stato in Italia del presidente libico Muhamad Gheddafi.


presidio io non respingo 10-6 017-2


Milano, 10 giugno 2009

Ciao a tutti.
Mi chiamo Veronica e faccio parte della rete di Milano Città Aperta, che ha promosso l’organizzazione di questo presidio. Milano Città Aperta è una rete di cittadini e di rappresentanti di organizzazioni, nata dall’esigenza di contrastare la tendenza discriminatoria e repressiva delle politiche in materia di immigrazione, e che sta portando avanti varie inziative. Questo presidio si svolge in concomitanza con la visita ufficiale in Italia del presidente libico Gheddafi, che tra oggi e domani incontrerà le più alte cariche dello Stato nonché i vertici  di Confindustria.
Siamo qui oggi per chiedere a gran voce all’Italia e all’Europa di porre immediatamente fine alla politica dei respingimenti dei migranti verso la Libia.
Siamo qui oggi per denunciare e dire che sappiamo che cosa succede nei 21 centri di detenzione in Libia, finanziati e legittimati dagli accordi bilaterali con l’Italia, siglati da Berlusconi e Geddafi all’inzio di settembre, ma avviati già nel 2004.
Siamo qui oggi perché aderiamo alla campagna nazionale “io non respingo” lanciata dal giornalista Gabriele del Grande e dai registi del film Come un uomo sulla terra, Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer.

Oggi, contemporaneamente al nostro presidio, tante sono le inziative in tutta Italia. E come molte persone, Anche noi, leggo dalla petizione di Fortress Europe:
Riteniamo sia necessario fermare le violenze inflitte a migliaia di esseri umani arrestati e deportati dalla polizia libica, al fine di fermarne l’emigrazione verso l’Europa.

Riteniamo sia anche necessario chiarire le responsabilità italiane rispetto a questa situazione. Visti i noti e successivi accordi bilaterali con cui il Governo italiano sin dal 2004 sostiene finanziariamente e tecnicamente la Libia nel “controllo dei flussi di immigrazione clandestina”.

Chiediamo pertanto a PARLAMENTO ITALIANO e PARLAMENTO EUROPEO COMMISSIONE EUROPEA E ALL’’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (UNHCR)
1. di promuovere: una commissione di inchiesta internazionale e indipendente sulle modalità di
controllo dei flussi migratori in Libia in seguito agli accordi bilaterali con il Governo Italiano. Inchiesta che sia anche finalizzata a chiarire le responsabilità italiane dirette o indirette, al fine di bloccare eventuali rinnovi degli accordi bilaterali, riconducendo la collaborazione con la Libia ad un quadro europeo ed internazionale.
2. di avviare rapidamente, vista l’emergenza della situazione, Una missione internazionale umanitaria in Libia per verificare la condizione delle persone detenute nelle carceri e nei centri di detenzione per stranieri.

NOI NON RESPINGIAMO.
Noi non respingiamo meron, tedros, saba, mohamed, mussie, kamal, ermias, feven e tutti gli altri uomini e donne che hanno deciso di scappare dalla guerra, dalla fame, dalla violenze. E Che arrivano dall’ Eritrea, dalla Somalia, dall’Etiopia, dal Sudan.
Noi non respingiamo Saberen, originaria dell’eritrea, che ha raccontato a Sara Prestianni di storiemigranti.org: “Una volta stavo cercando di difendere mio fratello dai colpi di manganello e hanno picchiato anche me, sfregiandomi il viso. Una delle pratiche utilizzate in questa prigione era quella delle manganellate sulla palma del piede, punto particolarmente sensibile al dolore. Per uscire ho dovuto pagare 500 dollari.”
Noi non respingiamo Abdu, della Somalia, che dice al giornalista Gabriele Del Grande: “Erano 60, ai lati della pista, vicino alla frontiera. Sessanta tombe. Erano morti durante il viaggio e probabilmente la macchina che era passata dopo li aveva sepolti sotto la sabbia.”
Noi non respingiamo Sium, Eritrea,: “Eravamo partiti dalla Libia, dopo tre giorni di viaggio abbiamo perso la rotta e girando a vuoto abbiamo finito la benzina. Siamo stati intercettati da una nave militare libica che ci ha riportato sulla costa. Sono stato imprigionato per quattro mesi durante i quali mi hanno trasferito in cinque prigioni diverse: Fellah, Ajdabiya; Marj, Binghazi, Kufrah”
Noi non respingiamo, perché dal 1988 ad oggi le vittime della frontiera sono stati 14.661 morti, di cui 6.327 dispersi.

Non le persone, ma le menzogne respingiamo.

Noi respingiamo le menzogne di chi vuol farci credere all’invasione dei barbari che arrivano con i barconi per mettere in pericolo la nostra sicurezza e il nostro stile di vita, quando solo il 13% percento degl immigrati senza permesso di soggiorno arriva via nave.
Noi respingiamo le menzogne di chi dichiara che sui barconi non vi è nessuno che possa godere del diritto d’asilo, quando nel 2008 il 50% degl immigrati sbarcati a Lampedusa ha un permesso di soggiorno per asilo politico o per protezione internazionale.
Noi respingiamo le menzogne di chi ci assicura che l’Italia è un paese civile, che rispetta la vita degli uomini e delle donne, e contemporaneamente invia 1000 sacchi per cadevari alla polizia libica incaricata di respingere i migranti.
Noi respingiamo le menzogne di chi chiede giustamente perdono per il proprio passato coloniale infestato di massacri, deportazioni, ma firma accordi perché le violenze, le torture e le deportazioni continuino.
Noi respingiamo le menzogne di chi vuole nasconderci che dietro, davanti, sopra, sotto, ovunque agli accordi con la Libia, ora riabilitata nel suo nuovo ruolo di poliziotto d’Europa, si giochino interessi economici, soprattutto nel settore energetico di non poco peso. Diciamo solo che nei primi 4 mesi del 2008 l’Italia ha aumentato del 50% gl iimporti di petrolio e gas dalla Libia e che contemporaneamente  ha esportato in Libia prodotti petroliferi raffinati per 367 milioni di euro. Altri affari milionari riguardano il settore bancario,la fornitura di elicotteri e le telecomunicazioni.
Noi respingiamo tutte le menzogne di chi fa finta di non sapere, di non vedere, di non sentire.
Noi respingiamo ogni politica basata sulla menzogna, sulla violenza e sulla repressione, che mira ad aumentare l’insicurezza e la paura delle persone.
Noi respingiamo ogni politica che non rimedia alle disuguaglianze ma le accresce. Che si scaglia contro i migranti e contro i più poveri della città.
Per queste ragioni noi abbiamo deciso da che parte stare, e continueremo a voler sapere, a vedere a sentire, a raccontare e a opporci.

(TUTTE LE INFO SONO PRESE DAL SITO http://fortresseurope.blogspot.com/)

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